Senza immaginazione non avremmo nulla
Qual’e’ la piu’ importante e basilare qualita’ dell’essere umano?
Quante guerre d’opinione si sono scontrate su questa domanda, quante singole visioni dettate dal tornaconto personale vengono date a seconda di chi osa rispondervi…
Andiamo a guardare i fatti.
Innanzitutto, importante non significa necessariamente migliore. Una cosa indispensabile e’ importante. Il mondo va avanti da milioni d’anni generando qualita’ dall’indispensabile, e non viceversa.
Per arrivare a sviluppare qualita’ emotivo-spirituali, c’e’ bisogno di una intelligenza che sappia formularle o anche solo comprenderle. Di conseguenza, le qualita’ emotivo-spirituali di qualunque genere possono essere splendide e di qualita’ eccelse, ma senza l’intelligenza non esisterebbero: c’e’ qualcosa di piu’ importante di loro.
Per arrivare a sviluppare un’intelligenza viva, pronta e significativa abbiamo bisogno di almeno due cose: la capacita’ di apprendere ed il ragionamento. Senza una non serve a niente l’altra: io posso imparare a ragionare con la logica finche’ mi pare, ma se questo non porta ad un apprendimento cio’ che faccio sono solo calcoli fini a se stessi: niente di piu’ ne’ di meno di un elaboratore elettronico.
Intelligenza e’ una parola che in se’ non vuol dir nulla. La usiamo come metro di misura della superiorita’ dell’uomo sull’animale, dell’uomo sul mondo, dell’uomo su altri uomini. Ma in realta’ e’ gia’ dimostrato ampiamente come non sia una proprieta’ singola e indivisibile (al contrario, e’ composta da piu’ proprieta’ intellettivo-cognitive a seconda di vari contesti) e come non sia immutabile nel tempo (ma per questo basta banalmente osservare che, nonostante lo stereotipo che vuole un genio gia’ tale dalla nascita, una moltitudine di luminari e cervelloni al tempo della loro vita scolastica fossero scansafatiche, poco studiosi, ribelli, a volte addirittura considerati scarsamente intelligenti dai loro formatori).
L’intelligenza non sarebbe nulla senza il lavoro congiunto del ragionamento e della capacita’ di apprendere. Il primo e’ un meccanismo che gira e che macina concetti come una macchina. Nella seconda invece troviamo il cuore di tutta la faccenda: senza il ragionamento, la capacita’ di apprendere non vale molto. E’ come saper nuotare su un pianeta senz’acqua: una qualita’ senza scopo o applicazione.
C’e’ qualcosa che non e’ intelligenza e che tuttavia stimola (non integra, stimola) entrambe le componenti dell’intelligenza. Questo qualcosa e’ cio’ che ha consentito all’essere umano di sviluppare tutte le capacita’ che l’hanno portato a differenziarsi dal mondo animale, ed e’ alla base di ogni apprendimento che conduciamo. L’immaginazione e’ il cuore di tutte le riflessioni umane, il cuore di tutte le scoperte e di tutte le idee e delle ideologie che dalle idee scaturiscono.
In breve, senza la capacita’ di immaginare, di perdersi nelle nuvole o dietro a chimere inesistenti, senza la capacita’ di sognare, l’uomo avrebbe ben poco valore.
La sua intelligenza sarebbe sterile e finalizzata al puro calcolo, la genialita’ non esisterebbe e tutto cio’ che scaturisce dal desiderio (ambizione, competizione, sforzo) non esisterebbe a sua volta, basandosi il desiderio sulla sola e semplice ipotetica proiezione di se’ in un contesto piu’ vantaggioso. Il ragionamento di calcolo puro stesso non esisterebbe: come avrebbe potuto un primate sviluppare capacita’ cosi’ astrattive senza prima dotarsi di condizioni piu’ semplici di sopravvivenza, senza prima applicarsi grazie alla creativita’ e alla genialita’ ai semplici concetti di ruota, fuoco, cibo cotto, concetto di rotazione e di causa-effetto?
Chi afferma che sognare e’ solo una perdita di tempo, che giocare e immaginare e perdersi in mondi lontani e’ infantile e inutile, nega ipocritamente i millenni che costituiscono la propria storia. I nostri antenati primati si sono evoluti fino ad arrivare a noi grazie al gioco, al desiderio, all’immaginazione.
L’essere umano si e’ evoluto sempre e solo grazie ai propri sogni.
Se smettiamo di sognare, smettiamo di evolverci.
Torniamo ad esaminare piu’ da vicino la facolta’ che chiamiamo ragionamento, e che in modo imperfetto facciamo spesso corrispondere al piu’ elaborato concetto di intelligenza.
Il ragionamento in se’ e’ pura valutazione: si basa completamente sull’atto di formulare un contesto ipotetico al fine di raffrontarlo con una tesi di base.
E’ questo raffronto a consegnarci la conoscenza della veridicita’ o meno di cio’ che rende ipotetico quel contesto. L’ipotetico rende per un istante reale la nostra tesi e ci permette di osservare come questa viene assorbita dall’ambiente circostante.
Solo tramite l’ipotetico possiamo realmente toccare la realta’.
Solo tramite l’ipotetico possiamo apprendere che due piu’ tre non puo’ fare sei. Solo immaginando un mondo in cui non veniamo mangiati dalle tigri arriviamo a ragionare su come ripararci in modo che non possano arrivare a noi, o su come costruire uno strumento per ucciderle a nostra volta. Solo sognando che un giorno saremo capaci di volare tra le stelle saremo capaci di costruire una macchina che ci porti a farlo.
Questi concetti sono ben radicati gia’ nei metodi di apprendimento dei nostri cuccioli. Avete mai aiutato un bambino nei primi compiti di matematica, quando sta imparando le addizioni? Solo immaginando nella nostra mente due noci vicino a tre noci ci rendiamo conto che ci manca un’altra noce per averne sei. Questi sono calcoli che nel tempo diventano per noi banali, automatici, assolutamente scontati, ma essi sono stati la base sulla quale abbiamo da piccoli costruito la nostra capacita’ di valutare il mondo che ci circonda.
Il gioco, per decenni cosi’ vituperato e di recente riscoperto sia come pratica salutare che come metodo riabilitativo, e’ lo sviluppo allo stadio immediatamente successivo. C’e’ un perche’ nel fatto che i bambini giochino cosi’ spesso a “facciamo che io sono questa persona e facciamo che tu sei quell’altra”. Giochiamo agli indiani. Ai cavalieri. Raccontateci un’altra storia, e poi un’altra ancora… e’ l’immaginazione, e’ il calarsi in questi mondi ipotetici a fornire loro i primi preziosissimi strumenti su cui si sviluppa la capacita’ di valutazione, la quale scivola in modo naturale nel ragionamento per dare linfa e vitalita’ all’intelligenza e a tutto quello che ne consegue.
Solo se siamo capaci di sognare, e di credere nei nostri sogni, agiamo in armonia con l’universo nel quale siamo nati e dal quale siamo nati. E allora e’ l’universo stesso che ci aiuta a realizzare i nostri sogni e i nostri desideri.
Non sono solo belle parole: per capire la loro essenza bisogna semplicemente avere la forza di osservare la storia del genere umano, la quale ne e’ la dimostrazione piu’ lampante ed incontrovertibile.
L’immaginazione e’ lo strumento piu’ potente in assoluto che l’universo abbia infuso nell’uomo. Tramite l’immaginazione, tramite il sogno noi possiamo contemplare tutto cio’ che va oltre i nostri limiti percettivi, oltre i nostri limiti fisici. L’unica cosa che puo’ confinare questa splendida qualita’ sono i limiti mentali, variabili per ognuno di noi, i quali a loro volta sono di fatto cio’ che definisce la nostra singola intelligenza; ma anche in questo caso, l’immaginazione fa’ si’ che altri attorno a noi possano consegnarci la conquista di vette che personalmente non riusciamo a raggiungere, tramite la loro propria immaginazione e l’applicazione che essi ne fanno. E’ questo cio’ che contempliamo quando un quadro ci lascia senza fiato, quando una sinfonia ci cattura donandoci emozioni che non sapevamo nemmeno di poter avere: qualcuno ha socchiuso una porta cui noi magari non riusciremmo mai ad arrivare e tramite il suo sogno a nostra volta possiamo bagnarci della luce che esce da quella fenditura. Luce che benedira’ la nostra stessa mente incitandola ad andare oltre i propri limiti rendendole chiaro e reale che esistono percezioni piu’ fini, piu’ intense. La capacita’ di adattamento dell’essere umano fa il resto: la mente si autopredispone per accogliere piu’ informazioni, piu’ conoscenza, piu’ legami concetti che prima non erano mai stati affiancati e che ora trovano nuovi significati nella loro reciproca interazione.